Un mare di inquinamento
A cura di Bianca G.
L’inquinamento dei mari è uno dei più importanti problemi da risolvere per garantire un futuro al pianeta.. Una ricerca ha stimato che nei mari finiscano dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno, che si vanno a sommare agli almeno 86 milioni di tonnellate di plastica già presenti negli oceani. Oltre alla plastica i mari sono inquinati anche da concimi, pesticidi, petrolio e altre sostanze chimiche che mettono a rischio la sopravvivenza delle specie marine e, di conseguenza, dell’uomo.
Ad oggi, l’inquinamento ha portato a rischio di estinzione ben 115 specie marine, e la situazione potrebbe decisamente peggiorare se non faremo niente per cambiarla. Gli esperti prevedono che nei prossimi 10 anni la plastica presente nei mari si triplichera’ e, secondo la Ellen MacArthur Foundation e il World Economic Forum, entro il 2050, se non saranno posti dei correttivi, ci sarà, in peso, più plastica che pesce nell’oceano.
Il problema delle plastiche presenti nei mari e’ aggravato dal fatto chequesto materiale ha bisogno fino a 450 anni per degradarsi. Prima di scomparire la plastica si scompone in pezzi sempre più piccoli che vengono ingeriti dagli organismi marini. Le microplastiche ingerite dai pesci risalgono la catena alimentare e giungono fino a noi, mettendo in pericolo anche la nostra salute.
Ad aggravare il contesto le acque marine sono inquinate da sostanze tossiche come: concimi, pesticidi, armi chimiche, rifiuti radioattivi e petrolio.
I concimi defluiscono attraverso i fiumi fino ai mari, provocando la crescita di alghe che consumano l’ossigeno presente nell’acqua e provocano la morte di molti esseri viventi marini. I fiumi trasportano fino ai mari prodotti cosmetici come creme per la pelle, peeling, gel doccia e shampoo attraverso le acque reflue. Per molto tempo gli oceani sono stati considerati vere e proprie discariche in cui veniva smaltito di tutto, anche sostanze tossiche pericolose. A tutto questo si aggiungono i danni provocati dalle trivellazioni petrolifere offshore e lo sversamento di petrolio.
Solo a partire dagli anni ‘70 si sono iniziate a intraprendere delle iniziative per difendere i mari dall’inquinamento. Ad esempio, la Convenzione di Londra del 1972 e il Protocollo di Londra del 1996 hanno introdotto restrizioni più severe come il divieto di scaricare e incenerire in mare rifiuti industriali, radioattivi e tossici. Purtroppo non e’ ancora abbastanza, infatti ancora oggi molte associazioni fanno pressione sui governi affinché impongano alle aziende di rispettare le normative riguardanti lo smaltimento di rifiuti e delle sostanze chimiche. I governi posso anche creare aree marine protette. Alcune associazioni stanno sviluppando progetti per raccogliere le plastiche presenti nei mari, ma senza un impegno da parte di tutti per ridurre il consumo di plastica è difficile ottenere dei risultati concreti.
Anche noi possiamo aiutare i mari a sopravvivere attraverso dei semplici gesti come: comprare oggetti creati dai rifiuti riciclati, scegliere prodotti con poco packaging, evitare oggetti monouso, cercare di riutilizzare i contenitori, usare prodotti e saponi biodegradabili, stare attenti a come differenziamo i nostri rifiuti e eliminare il più possibile la plastica dalla nostra vita.
I nostri mari sono in pericolo ma, se ognuno di noi inizia ad agire in modo consapevole, possiamo avere ancora una speranza!